Il giorno della prima risonanza lo ricordo come fosse ieri. Infiammazioni alla materia bianca del cervello. Allora un po’ per ignoranza, un po’ per un meccanismo di autodifesa ho chiesto “ma la materia del cervello non è grigia?” Delle infiammazioni me ne sono fregata, ho voluto far finta di niente, me ne sono andata al cinema la sera. Poi tornata a casa ho realizzato. Sono crollata e, come facevo da bambina, sono corsa a piangere tra le braccia di mio padre. Tra quelle due braccia ho ritrovato la forza, mi sono asciugata le lacrime, sono andata a dormire, “si risolverà tutto” mi dicevo.
Ho fatto un’altra risonanza e poi la diagnosi. Stavolta non ho pianto, sono andata a mangiarmi una pizza con i miei, anche se non c’era nulla da festeggiare. La prima domanda che mi sono fatta è stata: “perché a me?”. Ma poi mi sono chiesta “chi cavolo si crede di essere ‘sta malattia, ‘sta sconosciuta, per arrivare così e portarsi via il mio sorriso, il mio presente e soprattutto il mio futuro?!”. E così, grazie ad una forza che non pensavo di avere ho deciso di raccogliere la sfida, riscrivere i piani e combattere la nuova nemica. E non c’e giorno in cui non ne esca vincitrice. Quando Lei voleva impedirmi di camminare, ho corso. Quando lei voleva farmi piangere, ho riso. Quando voleva farmi arrendere, sono diventata più forte. Pensava di togliermi tutto Lei, eppure mi sta dando più di quanto crede. Perché mentre si preoccupava di provocarmi problemi fisici, mi ha aperto gli occhi. Perché è quando ha provato a togliermi tutto che ho capito che nella mia vita c’era tutto quello di cui avevo bisogno, ed è quando ha minacciato i miei progetti che ho capito che la strada che stavo percorrendo era quella giusta. È quando ha fatto di tutto per abbattermi, che ho capito di essere veramente forte. È quando ha provato a minacciare la mia felicità, la mia vita, che ho capito che dovevo viverla come prima, anzi. Più di prima.
E allora quelli che prima pensavo fossero momenti ordinari di una vita ordinaria, si sono trasformati in momenti preziosi di una vita fatta di felicità. Perché sono felice, nonostante tutto, nonostante Lei. Perché per paura che Lei mi tolga qualcosa assorbo ogni emozione, come una spugna. Perché per paura che Lei mi tolga del tempo prezioso, penso di meno e agisco di più (e mi tengo anche le figure di merda se necessario). Perché quel pianto di quella sera mi ha insegnato quanto sia bello ridere, ridere di gusto, di cuore, piangere dal ridere. Perché quel pianto mi ha fatto tornare bambina per farmi poi diventare Donna. Mi ha fatto capire quanto sia innamorata della vita, della mia vita. Ed è un amore così grande da poter vincere tutto, anche Lei, la Sclerosi. E, comunque progredirà e qualunque problema fisico porterà, oggi come ieri come domani, posso dire che sto vincendo, che ho vinto e che continuerò a vincere perché sono più grande di prima, sono più felice di prima, sono più forte di prima.
E.